Hitchcock ha raccontato il Covid-19

Hitchcock ha raccontato il Covid-19

Improvvisamente la tua normalità viene sconvolta dall’inspiegabile. Prima un caso, poi due, poi mille. E così ti ritrovi rinchiusa in casa per non morire. Per scoprire poi che anche la casa è diventata una trappola.

Ecco qua, la trama de Gli Uccelli, 1963, opera del grande Hitchcock, scomparso 40 anni fa.

Da quando è iniziata questa pandemia, spesso mi sono raffigurata il virus come tanti tanti puntini neri che rumorosamente infestano il paese. Quando ho rivisto il film, ho capito da dove veniva quell’idea: i titoli di testa, i corvi neri, il gracchiare.

E’ forse il primo film mainstream catastrofico e distopico. E spiega bene anche i meccanismi dei nostri giorni. Un evento che pare impossibile, lì uccelli feroci oggi un virus terribile, frattura il reale. Certo, noi una spiegazione scientifica l’abbiamo, nel film invece non c’è, ma l’ansia verso l’ignoto rimane. Prima non ci credi, come potresti. Poi inizi a temere. Infine è il panico. Ti chiudi in casa, ma ecco che il pericolo arriva anche lì. Nel film succede perché i feroci corvi entrano nella villa attaccando Tippi Hedren, ma non crediate sia diverso con il virus: non diciamo forse che molti dei contagi siano famigliari, cioè legati all’impossibilità di quarantenare davvero una persona nell’ambiente domestico?

C’è pure il dibattito giornalistico nel film.

Tippi Hedren ormai ha chiaro che qualcosa non va, si rifugia in un ristorante, avverte il padre per dare l’allarme. Qui un’anziana signora, ornitologa, dice che non è possibile, gli uccelli non si rivoltano contro nessuno, ma si basa solo sulle sue conoscenze pregresse non su quanto accaduto (ah quanti opinionisti anche scientifici sono così, in un senso o nell’altro!). Un uomo ubriaco invece grida “E’ la fine del mondo!”, il titolo urlato di così tanti articoli. Una mamma è preoccupata perché i bambini si spaventano, e vuole solo fuggire fuggire fuggire. Ma ha più paura lei dei figli (dei lettori?). L’anziana ornitologa dice di smetterla di parlare di “guerra” agli uccelli, ma Hedren rivendica di non aver mai parlato di guerra, ma ormai il termine è sdoganato, lo usano anche gli altri (quanti pezzi sulla Seconda Guerra Mondiale si sono scritti?). Un avventore dice “Prendiamo i fucili”, così senza un piano, senza logica (“Iniettiamoci il disinfettante!”). Quando gli uccelli attaccano una piazza davanti al ristorante, tutti rimettono in gioco le loro convinzioni. Ma sono troppo spaventati. Così la povera Hedren, quella che ha visto tutto e cercava una soluzione pratica, si ritrova pure sotto accusa: tutto è cominciato quanto sei arrivata tu, le urla la madre di prima, sei cattiva, sei una strega, è colpa tua! Ecco qua, abbiamo pure la delazione e la caccia all’untore.

Non c’è già tutto? Non è questa la cadenza della pandemia, della diffusione mediale e sociale del Covid19, della nostra paura che ci porta a metterci gli uni contro gli altri?

Nel film comunque la nostra eroina si salva, nonostante tutto.

Grazie Hitchcock, per questo film e per tutto il resto.