In giuria a Series Mania. Perché non c’è solo Sanremo

In giuria a Series Mania. Perché non c’è solo Sanremo

Piccolo resoconto delle ultime settimane. Sono stata invitata a fare parte della giuria di giornalisti del festival Series Mania in quel di Lille. Mi era già successo a Parigi, circa sei anni fa: allora come oggi ho fatto parte di una giuria composta da giornalisti provenienti da diversi paesi europei per giudicare la miglior serie francese. Sarà che avevo messo le mani avanti con i miei colleghi, raccontando loro come l’altra volta a causa di una giurata testona ci si fosse raffredata tutta la cena, sta di fatto che abbiamo trovato quasi subito un accordo dopo 5 giorni di proiezioni: miglior serie Une île (Letizia Casta sirena horror alla ricerca di sua figlia, scelte di regia molto curate ma soprattutto una descrizione realistica di un piccolo paese di pescatori), miglior attore Grégory Montel per Un grand Bazar (family drama ipercinetico con un divertito gioco sui generi e sull’incontro tra etnie diverse, e lui beh lo volevo premiare anche per via di Dix pour cent – Call my agent), miglior attrice Carole Weyers per Double Je (serie senza pensieri comico-investigativa-sentimentale capace di andare avanti per anni, con una protagonista su di giri – alle volte pure troppo).

Come al solito ogni votazione e ogni vittoria dipende da mille fattori, come insegna anche Sanremo (solo che noi dobbiamo vederci complotti e follie). E’ sempre culturalmente molto interessante però vedere come cambiano i gusti da un paese all’altro: per la collega tedesca e il collega danese Le Grand Bazar era talvolta retrò, mentre per me, la collega dal Belgio e quello da Londra no. Ho spiegato che beh per loro un infermiere maschio che fa l’ostretrica (questo il ruolo di Montel nella serie) forse è ovvio, per noi italiani e per altri cittadini europei è ancora un buon espediente per giocare con leggerezza sui ruoli maschio/femmina. La protagonista di Un double jeu invece è di origine italiane: girava su una 127 con appicciato un adesivo della bandiera italiana mentre risuonava “Che confusione sarà perchè ti amo” (“Ah, ma c’è la versione danese sai” mi diceva il collega), e io ero piuttosto stranita.

Durante la votazione, ho suggerito di usare il punteggio da 0 a 10 come quando andavo a scuola. Hanno detto sì tutti. Quando poi però ho spiegato loro che esistevano anche i punti intermedi (tipo 7 e 1/2) o che non era proprio il conteggio matematico che dovevamo fare alla fine ma potevamo essere più elastici, si sono risentiti. “Possibile” ho detto ridendo “il mio paese vi dà gli strumenti per giocare poi però glieli fregate e diventa tutto così rigido”. Hanno riso, non hanno cambiato idea. Comunque alla fine è andata come speravo.

Già le differenze culturali. Alcune sono crollate, e c’è una nuova “unità”. Era la prima volta che all’estero mi capitava di trovarmi di fronte a qualcuno più imbarazzato di me politicamente. Era il collega inglese. Tutto più o meno ci raccontavamo le stesse storie, i francesi lì con noi non sapevano che fare con i gilet gialli ma allo stesso tempo parlavano male di Macron. Ovviamente, io avvertivo tutti che arriva sempre qualcosa di peggio, peggio pure del più antipatico di tutti.

Dal punto di vista telefilmico, Series Mania è ormai un appuntamento imperdible. Prima si svolgeva a Parigi, poi due anni fa il governo ha deciso di fare un concorso tra più città e creare IL festival francese titolato a presentarsi al mondo intero. Ha vinto Lille, e chi organizzava Series Mania a Parigi si è trasferito così a un’ora di treno della capitale. Cannes ci sta provando a rivaleggiare, ma rimane troppo legata al mercato. Series Mania invece è tutto, è festival culturale, dei fan, degli attori (ospiti Uma Thurman e Freddie Highmore) e anche dei produttori e sceneggiatori, perchè c’è una parte di Forum professionale per le comproduzioni piena di gente, panel, progetti. Laurence Herszberg – che ha inventato il festival – ha una visione e un’energia invidibiali, e tieni tutti uniti.

The Good Doctor dipinto e dal vivo

Insomma, i francesi sono bravi. La loro serialità ormai sfida gli inglesi (che hanno comunque vinto il festival pr la sezione internazionale con il drammatico The Virtues): Dix pour Cent è un gioiello, e al festival in altre categorie ha vinto ben due premi Mytho di Fabrice Gobert, già dietro a Les Revenantes, storia di una casalinga disperata francese che si finge malata per ricevere attenzioni dalla famiglia. Inoltre, i cugini sanno accompagnare la serialità culturalmente ed economicamente. Il festival di Lille è un’occasione di incontro e connessione vera tra europei, e anche tra noi e gli americani. Sì, me la meno: ho cenato con Julianna Margulies di The Good Wife (durante il festival ha rivelato che tutto era pronto per farla tornare in The Good Fight, ma la CBS non voleva pagarla come nella serie precedente…sono pazzi) ma ho soprattutto incontrato tantissimi produttori agenti e sceneggiatori desiderosi di creare connessioni.

Il Forum professionale, tuttio si svolge su due livelli

In Italia avevamo festival seriali, avevamo il Telefilm Festival e il Roma Fiction Fest. Diversi e complementari, con molti difetti, si sono fatti la guerra, non hanno mai del tutto saputo coniugare i vari aspetti della Tv e diventare appuntamenti internazionali, anche perchè in parte nascevano prima del tempo. Sono ora un vecchio ricordo, e così ogni mese spuntano in Italia tanti piccoli mini-eventi che non smuovono nulla o quasi. Peccato.

Festa con musica elettronica a tema La casa di Carta

Pure le feste aperte al pubblico a Seriés Mania non avevano quel sapore nostalgico e retrò delle nostre, con tutti quei dj set con le vecchie canzoni delle sigle anni 80. Insomma, in Francia si punta in alto e si punta avanti.

Dolce scomposto e ricomposto

Ah, e a Lille si mangia benissimo. Poi però i miei amici della giuria volevano parlare solo di capuccino, limoncello, spaghetti. Io non so come sia possibile, ma ci amano nonostante tutto.

O forse solo per il cibo.